Giovedì 16 ottobre da Max Giusti per SuperMax, poi con Riccardo Pandolfi per Wake Up Revolution, da Cristina Faloci per La Lingua Batte e con Fabio Arboit su Radio Capital. Infine appuntamento alla Feltrinelli di Via Appia Nuova alle ore 18.00
DO L’ANIMA è il primo singolo estratto che prende il titolo dall’omonimo album di Alberto Fortis che torna dopo quattro anni di lavoro e a distanza di otto anni dal suo ultimo disco in studio. Il nuovo album è uscito il 30 settembre ed è stato prodotto insieme a Lucio Fabbri.
«Credo all’esistenza di un’altra vita, ai suoi suggerimenti, alla missione di vivere quella presente al meglio, per se stessi ed anche per gli altri. Attribuisco a questa canzone la continuità della vita, la linea dell’orizzonte che c’è tra terra e cielo, tra uomo e donna, tra realtà e arte. Do l’anima significa essere a disposizione della propria Crescita. Ho sempre dato tutto me stesso e continuerò a farlo. »
A 35 anni dal suo esordio folgorante, Alberto Fortis continua a macinare chilometri di musica e torna a sorprendere. Do l’anima, il nuovo cd che racchiude quattro anni di lavoro, è stato realizzato in modo atipico e suggestivo: l’Artista insieme al co-Produttore (Lucio Fabbri) chiusi due mesi in studio a suonare di tutto, senza aiuti esterni a scremare tra le 40 canzoni scritte negli ultimi quattro anni, a scegliere la via insomma; gli altri musicisti arriveranno solo in seguito. È Lucio a suggerire ad Alberto un approccio insolito: puntare tutto sulla melodia mettendo da parte la poliedricità compositiva che da sempre è uno dei marchi di fabbrica di Fortis. Ascoltando le tracce si respira infatti una coesione resistente alle intemperie, dove è stato tolto il superfluo senza alcun timore, perché, come diceva Miles Davis: “una volta finita la canzone, devi pensare a cosa sottrarre per avere la canzone vera”.
Solo in un caso, Fortis ha provato ad aggiungere, a proposito della foto di copertina. La storia è bella: la copertina del nuovo disco era già pronta, fissata da tempo nei colori e nelle forme. Poi, un giorno, Fortis va al MiArt, dove, passeggiando per gli stand, si imbatte nelle opere di un’artista sudamericana di stanza a Miami. Si chiama Nina Surel, dipinge donne dal volto algido e dalla provenienza ignota, quasi aliena, immerse in contesti bizzarri o multimaterici. Quadri ieratici che sembrano ambientati nel futuro ma che raccontano bene il presente. Fortis chiede di conoscere l’artista, ne nasce una bella sintonia che si traduce in collaborazione: Nina rielabora la copertina, la rivisita, la trasforma senza snaturarne l’essenza, mantenendo sempre quel senso di mistero che rende speciale l’arte, tanto che alla fine non si capisce se Fortis stia indossando la maschera per nascondersi, sdoppiarsi, moltiplicarsi o se, più probabile, la stia togliendo per tenere fede al titolo e mettersi a nudo.
Do l’anima perché l’anima è tutto quel che conta, in questo tempo sbandato dove le canzoni sempre più raramente fanno rima con emozioni. Qui ce n’è fino allo stordimento e va bene così. Le canzoni non salvano più il mondo, ammesso l’abbiano mai fatto, ma sono comunque una luce – a volte flebile come di candela, altre volte potente come faro – in questa notte sociale dove in casa fa freddo e “fuori è Vietnam”.
Alberto Fortis, classe 1955, da bambino gioca con la musica. A tredici anni è batterista di una band, a sedici appare per la prima volta in TV.
Proprio la musica ascoltata, suonata e composta, sarà il sottofondo della maturità classica, degli studi di medicina e della sua vita.
Il debutto discografico è nel ’79 con l’album “Alberto Fortis” dove viene accompagnato dalla Premiata Forneria Marconi e con il quale ottiene subito un grande successo.
Alberto conquista rapidamente l’affetto del pubblico con canzoni come “La sedia di lillà”, “Il Duomo di notte”, “Milano e Vincenzo”, “Settembre” e “La neña del Salvador” che lo consacrano tra i grandi protagonisti della musica italiana.
Sedici album realizzati tra Italia, Stati Uniti e Inghilterra, un disco di platino, due d’oro e oltre un milione e mezzo di dischi venduti.
Ha collaborato con artisti illustri come George Martin (produttore dei Beatles), la London Philarmonic Orchestra, PFM (Premiata Forneria Marconi), Claudio Fabi, Lucio Fabbri, Gerry Beckley (degli America), Carlos Alomar (produttore di David Bowie), Bill Conti, Guido Elmi e l’Orchestra Sinfonica Arturo Toscanini.
I concerti e il contatto diretto con il pubblico sono punti di forza della sua carriera, tanto nelle esibizioni per pianoforte e voce, quanto nei concerti con formazioni musicali complete; Alberto suscita entusiasmo e partecipazione nel pubblico più eterogeneo.
Anche gli incontri con Paul McCartney, Yoko Ono e con il regista Wim Wenders, hanno contribuito a sdoganare la sua musica live oltreoceano, facendolo esibire in concerto a Los Angeles e New York.
Sensibile ai temi sociali e umanitari, Alberto è ambasciatore UNICEF a tutela dei bambini della popolazione nativo-americana Navajo, testimonial di A.I.S.M. (Associazione Italiana contro la Sclerosi Multipla) e di City Angels (Associazione umanitaria di volontariato sociale).
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